12 febbraio 2011

Cessione Roma: ecco come è nato l’impero dei Falcone

Dal Corriere dello Sport:

Massachusetts-Florida, il legame è molto stretto. Non so­lo perchè Thomas DiBenedetto ha casa a Fort Myers, perchè lì è nato il figlio Tom jr. e perchè i Red Sox (club del quale possiede una quota attraverso la New En­gland Sports Ventures) svolgono la preseason nella città che si af­faccia sul Golfo del Messico. Shunshine State, la Florida, lo stato dove splende il sole, è infat­ti anche la base dei fratelli Falco­ne, cioè Arthur, Edward e Ro­bert, soci di DiBenedetto nella corsa verso la Roma. La sede principale delle attività dei Fal­cone si trova a Boca Raton, 75 chilometri a nord di Miami e ne­gli stessi uffici ci sono la Falcone Group e la Americrest che però rappresentano solo la punta di un iceberg composto da diverse so­cietà, la maggior parte delle qua­li impegnate nel settore immobi­liare (inteso nel senso più globa­le del termine, vale a dire costru­zioni, vendite e affitti) e tra le al­tre c’è ne una anche a Miami, la Prestige Builders Partner. Sem­pre a Miami, Edward Falcone aveva lanciato anche un grande progetto per il recupero di una zona del downtown della città, il centro, che ancora però, per di­versi problemi, non è stato rea­lizzato.
QUASI UN MILIARDO DI DOLLARI – I Falcone provengono da una fami­glia di emigranti italiani e la loro attività è iniziata a New York. Ar­thur, che è il presidente del grup­po, ha cominciato investendo in fast food, hotel e centri di benes­sere, gli health club. Quando ave­va 22 anni, all’inizio degli anni Ottanta, è stato il più giovane im­prenditore di un McDonald‘s in franchising e qualche tempo do­po, tra New York, Florida e Cali­fornia era diventato un piccolo re del fast food, con 100 punti vendi­ta tra McDonald’s, Wendy’s e al­tri marchi. Nel 1986 si è messo in società con i fratelli, Edward e Robert, per entrare attivamente nel settore delle costruzioni edi­lizie: passati vent’anni i Falcone nel 2005 hanno venduto la loro società, la Transeastern, alla Te­chnical Olympic USA, una delle transazioni tra privati più impor­tanti e onerose nella storia del­l’edilizia americana: prezzo di vendita 857 milioni di dollari.
RECORD A PALM BEACH - Ma nell’ot­tobre 2005 la famiglia Falcone, grazie a Edward, 58 anni, è sali­ta agli onori della cronaca mon­dana per l’acquisto di una villa a Palm Beach. Una reggia nella su­per esclusiva South Lake Trail che vale la pena di visitare, vir­tualmente è chiaro, in qualche dettaglio: innanzi­tutto le dimensioni, quasi 1.200 metri quadrati per cin­que camere da let­to, sei bagni e non si sa quante altre sale. Comunque per quella villa Ed­ward Falcone sbor­sò 28,75 milioni di dollari, all’epo­ca il prezzo più alto mai pagato per un proprietà residenziale fronte- lago a Palm Beach, città che, è bene ricordarlo, è piena di milionari e miliardari. Non con­tento Mr. Edward Falcone l’anno dopo ha acquistato un’altra villa, nella vicinissima Antigua Lane, con porticciolo per l’at­tracco delle bar­che, ma per un prezzo molto infe­riore, appena (si fa per dire) 13 milioni di dollari, quando il precedente pro­prietario, nel 1993, l’aveva paga­ta 4 milioni.
SONO DEI TYCOON - I Falcone, Ar­thur e Edward in modo particola­re, sono definiti dei “real estate tycoon”, che tradotto significa magnati del settore immobiliare ed entrambi hanno anche una fonda­zione che si dedica, come è costume dei ricchi americani, alle opere caritate­voli.
Case, benefi­cenza e adesso an­che la Roma per una famiglia che, come DiBenedetto, è targata “Italia”, almeno nelle origini e che ora, dopo aver fatto molta fortuna negli USA, è pronta a ri­percorrere la strada dei loro ge­nitori, tragitto inverso però e questa volta con le tasche piene di dollari.

Cessione Roma: dagli USA arrivano le integrazioni

Dal Romanista:

Non c’era un ultimatum, una deadline, una data di scadenza. Per l’ok alla trattativa in esclusiva con gli americani, il termine fatto circolare nei giorni scorsi – ieri – era puramente indicativo. Comunque, sono arrivate dopo le 22 le integrazioni richieste da Unicredit e Roma 2000 alla Di Benedetto As Roma LLC, la società creata ad hoc per l’operazione. Lunedì potrebbe essere il giorno giusto per il via libera alla trattativa. Il condizionale è d’obbligo, perché il Cda di Roma 2000 non è stato ancora convocato. Saranno i suoi membri, il presidente Attilio Zimatore, Rosella Sensi e Antonio Muto, responsabile per il centrosud di Unicredit Corporate Banking, a dover prendere in esame le integrazioni. Che la banca sia ottimista, o comunque molto tranquilla, lo dimostra un atto che di per sé, apparentemente, dice poco. Ieri, infatti, l´assemblea degli azionisti di Compagnia Italpetroli ha approvato la costituzione di Newco Roma. Immediatamente dopo, è stata avviata la proceduta notarile per la scissione della stessa dalla holding dei Sensi. È in ce, questo, che Unicredit si aspetta nel breve termine l’happy end, il lieto fine della vendita del club. La neonata società sarà infatti titolare del ramo entertainment dell´As Roma. Newco erediterà le quote di controllo da Roma 2000. Tradotto: la proposta di acquisto per l’As Roma dovrà avere ad oggetto Newco. Entro un paio di mesi, la procedura di scissione di Newco da Italpetroli dovrebbe essere completata. I tempi dovrebbero coincidere con quelli della possibile vendita del club agli americani. E non è un caso. Si continua a parlare molto in città del progetto a stelle e strisce. L´idea degli americani è di universalizzare il marchio As Roma. Cambieranno parecchie cose, dentro a fuori Trigoria. Saranno aperti dei Roma point anche al di fuori del Grande Raccordo Anulare, sarà rinnovata la veste grafica del sito internet (la futura versione dovrebbe essere tradotta, si dice, in una decina di lingue), ma soprattutto dovrebbe essere risolto il contratto che lega l’As Roma a Kappa. Gli americani sanno di dover andare incontro a una pesante penale, ma intendono tirare diritto. La società avrà uno sponsor tecnico nuovo. Il nome più gettonato, quello che viene dato quasi per certo, è Nike. Per riuscire a vendere il brand giallorosso ovunque, però, il consorzio USA ha bisogno di una squadra competitiva. Ecco perché DiBenedetto & Co. non hanno alcuna intenzione di cedere i gioielli. I pezzi pregiati della rosa. Anzi, l´obiettivo è quello di rafforzare un organico che già adesso è in grado di giocarsela con chiunque. Si parla di una cifra compresa tra i 40 e gli 80 milioni di euro per la campagna acquisti. È una forbice ampia, potrebbe obiettare qualcuno. Il fatto è che molto dipenderà anche dall´esito di questa stagione.